Il panorama bancario italiano sta attraversando una delle fasi più dinamiche e delicate della sua storia recente. Non si tratta più solo di operazioni finanziarie: è in gioco la ridefinizione degli equilibri di potere nel sistema del credito nazionale e, in prospettiva, europeo. Dopo un “autunno caldo”, l’estate del 2025 si preannuncia incandescente, con una serie di mosse che stanno trasformando il comparto in una vera e propria scacchiera strategica… e i correntisti?
Le fusioni bancarie non sono neutre per le PMI. Portano con sé anche rischi concreti sul credito disponibile, sulla velocità di risposta e sulla personalizzazione della relazione.
Impatto sui correntisti e le imprese
1. Concentrazione del rischio e taglio delle linee di credito
Dopo una fusione, l’esposizione complessiva verso il nuovo gruppo potrebbe essere considerata troppo elevata, e dunque non più sostenibile ai sensi del:
- Framework EBA/CRR sui limiti di concentrazione del rischio;
- Policy interne sulla granularità del portafoglio imprese;
- Capacità di rating interno della nuova banca post-fusione.
Concretamente, le banche potrebbero chiedere:
- il rientro parziale su uno dei due affidamenti;
- il consolidamento su garanzie;
- la riduzione della durata o della flessibilità delle linee.
2. Effetti pratici per le PMI
Area | Effetto potenziale |
---|---|
Linee di credito | Rischio di contrazione o ridefinizione dei fidi |
Rating interno | Maggiore rigidità nei criteri valutativi |
Tempistiche operative | Rallentamenti nei processi decisionali, soprattutto in fase post integration |
Gestione rapporti | Possibile perdita della figura di riferimento storico |
Diversificazione | Difficoltà nel mantenere una pluralità di banche partner |
3. Buone pratiche operative
Mantenere conti presso più banche è una regola di gestione prudente oggi ancora più valida:
- aiuta a non concentrare il rischio di credito;
- consente confronto competitivo tra le condizioni;
- tutela in caso di disservizi post-fusione (es. blocchi IT, chiusura filiali, modifiche pricing).
Aprire rapporti PRIMA della fusione è spesso una finestra strategica:
- chi è cliente “storico” viene inglobato con condizioni tendenzialmente più favorevoli;
- i nuovi clienti post-fusione spesso accedono a policy più rigide e meno personalizzabili;
- la “data di cutoff” delle fusioni (closing tecnico) è uno spartiacque invisibile ma cruciale.
I correntisti più avveduti dovrebbero agire ora, non dopo.
CRONISTORIA
1. La nuova offensiva di UniCredit
Settembre 2024, UniCredit acquisisce il 9% della tedesca Commerzbank, salendo al 28% pochi mesi dopo. Un investimento da 1,5 miliardi di euro che ha lanciato un segnale forte alla Germania e all’Europa intera: la banca milanese, guidata da Andrea Orcel, non vuole più essere solo un attore nazionale.
Febbraio 2025, ha messo nel mirino Generali, acquisendone il 4,1% (aggiunto allo 0,6% già detenuto indirettamente), e ha consolidato la sua presenza in Grecia con il 9,7% aggiuntivo in Alpha Bank, portando la sua quota complessiva al 20%, con l’obiettivo di arrivare al 29,9%.
Ma il passo più ambizioso è stato il lancio di un’OPS su Banco BPM, valutata 14,4 miliardi di euro, poi congelata a causa dell’intervento della Presidenza del Consiglio, che ha attivato i poteri speciali del golden power. La Consob ha sospeso l’operazione per 30 giorni. Banco BPM, tuttavia, non ha accettato passivamente: ha minacciato ricorso al TAR e ha rilanciato con una OPA su Anima Holding.
2. L’ascesa di MPS
A sparigliare le carte ci ha pensato Monte dei Paschi di Siena (MPS). Dopo anni di difficoltà, l’istituto guidato da Luigi Lovaglio ha lanciato un’audace OPS volontaria su Mediobanca, che detiene il 13,1% di Generali. Un’operazione che mira a costruire un polo bancario di dimensioni e ambizioni nuove, con Banco BPM in posizione strategica (detiene il 5% di MPS), e il supporto di azionisti di peso come Delfin (9,8%) e Caltagirone (9,9%).
Secondo Lovaglio, non si tratta di una fusione fondata su tagli o chiusure, ma di un progetto industriale capace di creare valore per azionisti, dipendenti, territori e clienti. In caso di successo, MPS prevede dividendi al 100% degli utili e nuove aggregazioni.
3. BPER – Banca Popolare di Sondrio
In questo scenario si inserisce un’altra partita significativa: BPER Banca ha lanciato nel febbraio 2025 una offerta pubblica di scambio (OPS) su Banca Popolare di Sondrio. L’operazione mira a creare un gruppo di oltre 280 miliardi di attivi, con una rete integrata fortemente radicata nel Nord Italia.
Motivazioni strategiche:
- Sinergie territoriali: Sondrio è un attore chiave nel comparto lombardo, soprattutto nel segmento PMI e corporate.
- Crescita dimensionale: BPER punta a consolidarsi come player nazionale e a colmare il divario con i big.
- Efficienza operativa: razionalizzazione delle filiali, riduzione dei costi IT, potenziamento dell’offerta digitale.
CONCLUSIONE
È consigliabile sfruttare questa finestra operativa entro l’estate, prima che eventuali nuove operazioni di consolidamento possano rendere più rigidi i criteri di onboarding o di erogazione del credito